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Guida alla ISO 16890

La Normativa di Riferimento per i Filtri dell’Aria

26/03/2025

ISO 16890: La normativa di riferimento per i filtri dell'aria

Nel settore della filtrazione dell'aria, la normativa ISO 16890 rappresenta un punto di svolta fondamentale. Introdotta per sostituire il precedente standard EN 779, questa normativa offre un metodo più realistico ed efficace per classificare i filtri dell'aria utilizzati in applicazioni industriali, commerciali e residenziali. Con un approccio più aderente alle condizioni reali di utilizzo, la ISO 16890 consente una migliore intelligibilità di classificazione dei filtri, contribuendo anche a facilitare la comprensione della capacità di filtrazione.

Perché è stata introdotta la ISO 16890?

La precedente normativa EN 779 valutava i filtri basandosi sulla capacità di trattenere particelle di una sola dimensione: 0,4 micron. Tuttavia, questo metodo risultava limitato nel riflettere la reale efficienza del filtro nel trattenere particelle di diverse dimensioni: nelle condizioni reali di utilizzo il filtro va incontro a tipi di particolato di varie dimensioni. La ISO 16890 supera questa criticità classificando i filtri in base alla loro capacità di trattenere particelle con dimensioni comprese tra 0,3 e 10 micron, rendendosi più aderente alla vita reale. Un altro punto critico della norma EN 779 era l’eccessiva enfasi sull’efficienza iniziale del filtro, senza considerare l'efficienza complessiva nel tempo e le condizioni ambientali in cui opera. La ISO 16890 introduce una metodologia più accurata e rappresentativa delle reali condizioni di utilizzo.

Come funziona la classificazione secondo la ISO 16890?

La ISO 16890 suddivide i filtri in quattro categorie principali basate sulla loro capacità di trattenere particelle di diverse dimensioni:

  • ePM1: filtri che catturano almeno il 50% delle particelle di dimensione fino a 1 micron;
  • ePM2,5: filtri che catturano almeno il 50% delle particelle fino a 2,5 micron;
  • ePM10: filtri che catturano almeno il 50% delle particelle fino a 10 micron;
  • Coarse (grossolano): filtri con un'efficienza inferiore al 50% per le particelle di 10 micron.

La "e" identifica l'efficienza e numero identifica il Particulate Matter (PMx indica un particolato con diametro aerodinamico compreso tra 0,3 µm e x µm): in pratica affinché un filtro possa rientrare in un determinato gruppo, deve garantire un'efficienza minima del 50% per quella specifica dimensione di particolato. Di conseguenza, un filtro classificato come ePM1 è in grado di trattenere almeno la metà delle particelle PM1 presenti nel test. Se invece un filtro ha un'efficienza inferiore al 50% nel trattenere il PM10, viene assegnato alla categoria dei filtri grossolani (coarse). Il valore di efficienza viene arrotondato per difetto al 5%. I valori del filtro si riferiscono quindi a tutti i gruppi ma il filtro poi viene classificato secondo il gruppo più alto che riesce a raggiungere.
Questo nuovo metodo di classificazione si basa su test condotti su tutto l’intervallo delle dimensioni delle particelle presenti nell’aria, fornendo dati più dettagliati sulle prestazioni dei filtri e permettendo agli utenti di scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze specifiche.

Perché sono stati scelti questi valori?

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, quando parla di inquinamento atmosferico, si riferisce spesso alle categorie PM10, PM2,5 e PM1, che indicano particelle sospese nell'aria con diametri inferiori rispettivamente a 10, 2,5 e 1 micron. Questa suddivisione ha un senso preciso: il corpo umano è in grado di bloccare le particelle più grandi di 10 micron, ma quelle più piccole riescono a penetrare nei polmoni e, a seconda delle dimensioni, possono raggiungere il sistema circolatorio e gli organi. Ad esempio particelle grandi come 100 micron vengono catturate nel naso, 10 micron vengono bloccate nella gola, 2,5 micron arrivano fino ai polmoni e 1 micron arriva fino agli alveoli, arrivando al sangue e quindi ovunque.
L'inquinamento dell'aria è riconosciuto come il principale rischio ambientale per la salute umana, con un bilancio drammatico di oltre tre milioni di morti all'anno nel mondo. Gli studi continuano a dimostrare la correlazione tra l'esposizione al particolato fine e una serie di patologie gravi, tra cui malattie cardiovascolari, tumori, problemi polmonari e disturbi respiratori nei bambini. Le nostre difese naturali riescono a fermare solo le particelle più grandi, mentre quelle più sottili sfuggono al controllo dell’organismo. Per questo motivo, la funzione dei filtri diventa essenziale. Il nuovo standard ISO 16890 valuta l’efficacia dei filtri nell’intrappolare particelle di varia grandezza, suddividendoli in quattro categorie: polveri grossolane (superiori a 10 micron), PM10, PM2,5 e PM1.

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I vantaggi della normativa ISO 16890

L’adozione della ISO 16890 ha portato numerosi benefici nel settore della filtrazione industriale:

  • Maggiore affidabilità: la classificazione riflette meglio la reale performance del filtro in condizioni operative;
  • Allineamento con gli standard sulla qualità dell’aria: la normativa considera il particolato fine (PM) che ha un impatto diretto sulla salute umana;
  • Migliore selezione del filtro: gli utenti possono scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze, migliorando l’efficienza del sistema di ventilazione e riducendo i consumi energetici;
  • Maggiore durata e prestazioni più realistiche: i filtri testati secondo la ISO 16890 vengono valutati anche in condizioni di carico di particolato, il che permette di prevedere con maggiore precisione la loro durata effettiva.

Confronto tra ISO 16890 e EN 779

Uno dei principali miglioramenti della ISO 16890 rispetto alla EN 779 è la valutazione dell’efficienza del filtro su un ampio spettro di particelle, invece di una singola dimensione standardizzata. Questo aspetto è particolarmente importante, poiché nella vita reale i filtri devono affrontare una gamma molto più ampia di particelle sospese nell’aria, inclusi pollini, polveri sottili, spore di muffa e altre sostanze dannose. Un'altra importante differenza è che la EN 779 utilizzava la classificazione G1-G4 per i filtri grossolani e M5-F9 per i filtri fini. Con la ISO 16890, queste denominazioni vengono sostituite con una classificazione basata sulle percentuali di rimozione del particolato, rendendo più immediata la comprensione delle prestazioni di un filtro in un determinato contesto.

Implicazioni per il settore della filtrazione industriale

Per le aziende che operano nella filtrazione industriale, l’adozione della ISO 16890 non è solo un requisito normativo, ma un’opportunità per migliorare l’efficienza dei propri sistemi e offrire soluzioni più performanti ai clienti. Grazie a questa classificazione, diventa più semplice identificare il livello di filtrazione necessario per garantire un’aria più pulita e un ambiente di lavoro più salubre. L'industria della filtrazione dell’aria sta diventando sempre più centrale nella lotta contro l’inquinamento atmosferico e nel miglioramento della qualità dell'aria interna. La ISO 16890 permette ai produttori e agli utenti di disporre di dati più affidabili per la scelta dei filtri, con un impatto positivo sia sulla salute pubblica che sulla sostenibilità ambientale.

Conclusione

La normativa ISO 16890 rappresenta un importante passo avanti nella valutazione e selezione dei filtri dell'aria. Fornendo un metodo più realistico e aderente agli standard internazionali sulla qualità dell’aria, questa normativa consente alle aziende di adottare soluzioni più efficaci e sostenibili. Se operi nel settore della filtrazione industriale, è essenziale comprendere e applicare questa normativa per rimanere competitivi e garantire la massima qualità dell’aria nei tuoi impianti. La scelta di filtri conformi alla ISO 16890 non solo migliora la qualità dell’aria, ma riduce anche i costi di manutenzione e ottimizza l’efficienza energetica dei sistemi di ventilazione.